
IL LAVORO SUL COPIONE
Riconoscere i meccanismi che hanno determinato ciò che siamo permette di divenirne consapevoli per produrre un cambiamento concreto e realizzabile, qualora la persona non si identificasse con la vita che conduce e provasse sentimenti di distacco, smarrimento allontanamento dalla propria autenticità, frustrazione, perdita di senso nei confronti della propria esistenza.
Per riscuotersi da questa angoscia esistenziale, può essere utile partire dalla conoscenza del proprio “albero genealogico comportamentale” che permette di comprendere le radici dei pensieri, degli atteggiamenti, dei desideri, delle paure, dei conflitti rintracciandoli nella storia familiare, nel contesto sociale e culturale, oppure all’interno dell’educazione ricevuta.
Nella maggioranza dei casi, l’individuo tende a ricopiare il comportamento genealogico ereditato all’interno della famiglia, ripetendolo nella vita adulta, sebbene lo avesse screditato da giovane. Per questa ragione si parla di “copione”, come se fosse una vera e propria partitura che offre ancoraggi, punti di riferimento e certezze dentro una zona di confort.
Tuttavia, essere fedeli al copione, per garantirsi tali sicurezze, può rivelarsi paralizzante e autodistruttivo, sia perché, con il mutare dei tempi, certi comportamenti non sono più adeguati ed efficaci e sia perché la loro ripetizione impedisce di vivere pienamente l’esistenza, liberi da schemi e condizionamenti familiari che sabotano la possibilità di esprimere se stessi per quello che si è e si è portati a fare veramente.
Il lavoro sul copione consente ai figli, e quindi a tutti, di non soffocare dentro la morsa di comportamenti stereotipati, inibizioni, sensi di colpa, pregiudizi o addirittura reiterando le deviazioni dei propri predecessori. Questo lavoro, invece, permette di scoprire chi si è autenticamente, ciò che Jodorowsky e Hillman hanno rispettivamente definito “l’Essere essenziale” e “l’Immagine innata”. Entrambe le dimensioni spronano alla piena realizzazione di sé, nell’autenticità, privi di legacci da ricalcare il cui sistema di copiatura si è automatizzato, per riuscire a scoprire: “non la ragione per cui vivere, ma piuttosto la sensazione che esiste un motivo per cui la mia persona, che è unica e irripetibile, è al mondo, e che esistono cose alle quali mi devo dedicare al di là del quotidiano e che al quotidiano conferiscono la sua ragion d’essere; la sensazione che il mondo, in qualche modo, vuole che io esista, la sensazione che ciascuno è responsabile di fronte a un’Immagine innata” (J. Hillman, 1997, Il codice dell’anima, pp.18,19. Milano: Adelphi Edizioni).
Per giungere a questa conquista esistenziale, però, è indispensabile rinunciare alle comodità della comfort zone uscendo dai confini abituali che, mentre offrono rassicurazioni, al contempo sono limitanti proprio in quanto richiedono un adattamento oltre i limiti che fa perdere di vista sé stessi. E’ importante, invece, vivere esprimendo liberamente sé stessi per poter godere di un senso di pieno benessere psico-fisico, senza ricalcare le orme tracciate nel passato.
Pertanto, la conoscenza ed il lavoro sul copione non ha lo scopo di distruggerlo, ma quello di comprendere:
- la fonte dei propri comportamenti, originariamente assunti per adattarsi ed essere accolti dal proprio contesto, ma che attualmente risultano limitanti nell’incedere nel proprio percorso di sviluppo personale al fine di sostituirli con comportamenti adeguati a questo scopo
- nell'ambito delle relazioni familiari l'innesco delle dinamiche al fine di non ripeterle e quindi di liberarsene;
- nella sfera della relazione di coppia le dinamiche che trovano radici nelle rispettive copioni al fine di correggerle e riscrivere una nuova partitura.
Agire diversamente determina il cambiamento e attiva la possibilità di mutare, così come abbandonare il vecchio copione di vita conduce a se stessi.
“Se vuoi qualcosa di nuovo in te stesso, devi fare qualcosa che non hai mai fatto per te stesso” (F. O., una paziente)
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