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L’art-therapy come cura

L’art-therapy come cura

Ogni terapia è un processo di cura in grado di determinare un impatto significativo sul paziente affetto e sofferente di qualsiasi patologia psico-fisica o disagio e malessere esistenziale.

L’art-therapy, in particolare, si integra efficacemente a diversi interventi e metodi di guarigione compresa la terapia oncologica che implica importanti e repentini cambiamenti fisici, cognitivi, emotivi e comportamentali.

In questo caso, infatti, il paziente si trova a dover fronteggiare contemporaneamente: il dolore fisico spesso legato ad un intervento chirurgico; la mutilazione, più o meno radicale di parti del proprio corpo; la trasformazione fisica e la difficoltà di incarnare una diversa identità corporea; gli effetti derivanti dai trattamenti oncologici che si ripercuotono su tutta la sua persona producendo una ridotta capacità funzionale su diversi livelli.

In primo luogo sono messe duramente alla prova le facoltà di adattamento e di accettazione che, già in condizioni normali, richiedono una buona dose di energia e che, in una situazione di elevata vulnerabilità, sono ancor più difficilmente accessibili al paziente a cui, infatti, risulta ostico attingere alle proprie risorse interne.

Talvolta, anche le risorse esterne, derivanti dai contesti relazionali, possono venire a mancare, sia nel breve che nel lungo termine, perché il supporto di un malato oncologico è spesso pesante da gestire, ponendolo in una situazione di isolamento psicologico e sociale. Pertanto, diventa essenziale promuovere lo sviluppo di nuove capacità e risorse che consentano un nuovo radicamento come primaria fonte per trovare l’equilibrio in sé, laddove tutto è instabile. 

In tal senso, l’art-therapy può collocarsi come un adeguato percorso di riabilitazione in grado di favorire l’incremento delle risorse espressive, affettive e relazionali del paziente attraverso la creatività. Al contempo, il processo artistico-terapeutico si rivela un efficace percorso di sostegno che offre al paziente l’opportunità di “mentalizzare” la propria malattia e la propria cura imparando a simbolizzarle mediante l’espressione grafico-pittorica con cui dar forma ai pensieri e alle emozioni. 

L'obiettivo dell'art-therapy non è tanto il prodotto artistico, quanto piuttosto il percorso che la attiva per raggiungere tale prodotto che, quindi, non è oggetto di performance artistica, intesa in senso estetico, bensì è oggetto comunicativo del proprio divenire nel corso del trattamento oncologico. Pertanto, quando quest’ultimo è accompagnato da un’esperienza laboratoriale di art-therapy, il laboratorio stesso diventa un vero e proprio setting terapeutico: un luogo di cura (intesa anche come accudimento di sé), dove entrare in contatto empatico con gli altri pazienti e con il conduttore, che facilita la riflessione individuale sul processo creativo e sugli stati d’animo attivati e favorisce il confronto cognitivo ed emotivo tra i partecipanti all’attività laboratoriale. La pratica terapeutica attraverso il processo artistico consente, infatti, di fare esperienza anche del processo creativo, posto alla base, e proprio questo permette di aprire lo sguardo verso una nuova prospettiva con cui è possibile comprendere che si è fautori e responsabili della propria cura perché:

LA GUARIGIONE È AL CENTRO DI SÉ

Tra le diverse forme di art-therapy, quella con il Mandala è una tra le più valide nel supportare i processi terapeutici in quanto l’esperienza della malattia è confinata all’interno del cerchio, uno spazio sacro, che abbraccia ed accoglie, come un contenitore, tale esperienza e facilita l’esplorazione del sé.

In campo oncologico, questa specifica modalità di art-therapy è stata utilizzata durante il trattamento con la chemioterapia in pazienti che hanno colorato o eseguito Mandala a mano libera dal cui studio è emerso che tali lavori rispecchiavano l’andamento della terapia (Susanne F. Fincher, 1996, I Mandala. Astrolabio, Ubaldini Editore, Roma, TAV. 12, 13, 14).

Il primo a ravvederne la validità, come strumento utile al sostegno della cura, fu addirittura Jung che ne ideò di propri impiegandoli su se stesso e sui pazienti. Secondo Jung, il Mandala contiene l’archetipo dell’ordine in quanto è una figura spesso simmetrica (soprattutto quello geometrico) che favorisce la possibilità di trovare un ordine interiore anche in relazione con l’ambiente circostante o il mondo inteso a più ampio livello. Il centro del Mandala è l’uomo stesso che, attraverso il processo di riflessione, trasforma le proprie forze negative ed esegue una ricerca indispensabile per la sua trasformazione.

L’immagine circolare, quindi, ha lo scopo di tracciare un solco che tiene lontane le preoccupazioni permettendo di guardarle sotto una prospettiva diversa. Il Mandala permette, inoltre, una sorta di “tentativo di guarigione da parte della natura stessa” (Jung), sforzo che non deriva da una riflessione razionale, ma istintiva.

In sintesi il lavoro sul Mandala favorisce l’orientamento della propria azione e del proprio pensiero attraverso un processo di riflessione istintivo e spontaneo, stimolato dall’attività grafico-pittorica che può partire dal centro del disegno e metaforicamente di sé verso l’esterno o viceversa. 

Questa pratica può rivelarsi utile al perseguimento di vari scopi tra i quali:

 

  • centrare: focalizzando l’attenzione al centro di sé per riscoprire le proprie risorse   attive o residue ed assumendo una nuova prospettiva della vita;
  • guarire: espellendo i turbamenti, le preoccupazioni, le paure;
  • crescere: proiettandosi verso una nuova dimensione evolutiva.

In particolare l’art-therapy con il Mandala svolta in laboratorio assolve, inoltre, le seguenti finalità:

  • "avvicinarsi" al proprio disagio in modo tale da capire le proprie sofferenze rielaborandole in una nuova e personale chiave;
  • riconoscere la propria emotività per entrare in sintonia con il proprio mondo interiore;
  • sviluppare la mappa cognitiva del proprio sé in divenire durante la terapia, come se questa mappa fosse un diario di bordo in cui raccogliere maggiori informazioni su di sé e su come si stia affrontando la malattia;
  • condividere i propri stati interiori con gli altri per creare uno spazio comune di riflessione.

 

Questo prezioso strumento è stato impiegato anche nella diagnosi qualitativa diffondendosi nel campo dell’analisi psicologica, visti i risultati proficuamente conseguiti. Permette, infatti, di assumere una prospettiva diversa che favorisce la relativizzazione attraverso il metaforico spostamento dello sguardo dell’osservatore dall’interno verso l’esterno, o viceversa, rispetto al proprio mondo circostante, simboleggiato archetipamente dalla figura mandalica sulla quale lavora. Conoscerne il significato “nascosto”, nella forma e nei colori impiegati, aiuta a scoprire parti di sé più latenti per poterle elaborare nell’ottica della propria crescita personale.

Fino si è trattato, in modo approfondito, dell’art-therapy a supporto dei trattamenti oncologici. Tuttavia la pratica artistica, come modalità alternativa ed integrativa di cura del sé, è valida anche per sostenere la persona nell’elaborazione dei propri contenuti interiori legati a situazione più o meno traumatiche o comunque complesse. Per questa ragione l’art-therapy ben si integra con i percorsi psicologici in setting individuali o di piccolo gruppo, come nel caso dei LINK Workshop sul Mandala dove la dimensione compartecipativa permette un arricchimento per tutti i partecipanti che possono condividere liberamente i propri pensieri ed emozioni, suscitati dall’attività svolta, in base a ciò che, al momento, ritengono opportuno nel pieno rispetto della privacy e della riservatezza di tutti e di ciascuno.

Indirizzo

Studio Privato
VIA SANTORRE DI SANTAROSA 30 00149 - Roma

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Telefono: +39 333 36 47 309

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